INVITO ALLA LETTURA – DANIEL ZIMMERMAN

La stanza è completamente spoglia, fatta eccezione per una fila di pagliericci stesi direttamente sul pavimento e di una sporcizia disgustosa, inzuppati di urina, macchiati di escrementi semisolidi o di deiezioni liquide. In mezzo a questo scompiglio, tra un cumulo di bagagli, marciscono un centinaio di bambini dai due ai dodici anni. Sparpagliati qua e là, qualche bambola e orsetto di peluche. nessuno sta giocando, rare le lacrime, inesistenti i sorrisi. I ragazzi più grandicelli, con l’espressione grave delle persone anziane, accompagnano i piccini ai secchi che si trovano all’ingresso. Lunghe sedute, le pance dilatate dei bimbi si svuotano a violente raffiche, asciugamani e strofinacci ancora sudici per pulire i diarroici. Sono le conseguenze della dieta a base di sola zuppa di cavoli, commenta laconica Myriam, non le è riuscito di ottenere nè latte nè brodo di legumi nè farmaci. Francois suggerisce il carbone di legna, con lui ha funzionato. La ragazza scuote la testa, impossibile farglielo prendere, troppo cattivo anche diluito in acqua . Francois è soprattutto sconvolto dall’aria rassegnata dei bambini, dai loro lineamenti immobili, dai loro sguardi vitrei. Che ci fanno qui? Non sono mai stati lussiriosi, avari, barattieri, eretici, ruffiani, simoniaci, falsari, traditori della patria o adulatori per meritare di starsene sprofondati così nel fiume di merda della decima bolgia dell’ottavo cerchio. E quel che più conta, Dante non ha mai incontrato un solo bambino nell’Inferno.

D. Zimmerman, “La città dolente“, p. 76

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